Etichetta energetica e ricambio tecnologico: qui si gioca il futuro del riscaldamento a biomasse

Articolo pubblicato lunedì 28 novembre 2016
Etichetta energetica e ricambio tecnologico: qui si gioca il futuro del riscaldamento a biomasse

Il riscaldamento a legna e pellet spesso è oggetto di critiche, per via dell’inquinamento atmosferico causato da stufe, caminetti e caldaie a biomasse legnose.

Il problema, come evidenziato in alcuni articoli, è la mancanza di uno standard nazionale per valutare le prestazioni tecniche e ambientali dei diversi apparecchi.

Difatti, la prima richiesta che AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali) continua a fare al Governo è pubblicare il decreto di attuazione dell’art. 290 del D.lgs. 152/2006, il cosiddetto Testo Unico Ambientale che prevede, per l’appunto, anche la definizione di requisiti specifici per le prestazioni dei generatori domestici che impiegano il combustibile-legno.

L’associazione, per colmare questo ritardo decennale e indirizzare il mercato verso tecnologie più efficienti, con minori emissioni di PM10 e rendimenti più elevati, ha introdotto un nuovo schema di certificazione volontaria, Aria Pulita, destinato proprio a stufe, inserti a legna-pellet e caldaie a biomassa sotto 35 kW. 

Di filiera “dal bosco al camino” si è discusso a Roma in un incontro promosso dal senatore Gianpiero Dalla Zuanna, membro della Commissione territorio e ambiente. L’occasione, quindi, per presentare alla politica le richieste delle aziende del settore, ricordando, come osserva Marino Berton, direttore generale di AIEL, che il calore prodotto dalle biomasse legnose rappresenta oltre un terzo dell’energia rinnovabile italiana con 5,8 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio su venti in totale (dati GSE).

Torniamo allora ai requisiti per le prestazioni di stufe e caldaie: «Con la nostra certificazione - prosegue Berton - abbiamo anticipato il decreto di attuazione, che dovrebbe arrivare il prossimo anno». Un occhio è già rivolto al futuro, perché l’idea è coinvolgere un organismo di certificazione accreditato e fare così di Aria Pulita un punto di riferimento a livello europeo.

Da sottolineare, precisa Annalisa Paniz di AIEL, «che la certificazione non è un’autodichiarazione del produttore, ma una classificazione “di parte seconda” degli apparecchi, da due a quattro stelle secondo le diverse caratteristiche di rendimento ed emissioni, rilasciata da un comitato indipendente».

La prossima mossa spetta al Governo: c’è da creare una vera etichettatura energetica degli impianti termici a biomasse, con differenti categorie basate sull’efficienza dei dispositivi e sulle emissioni delle sostanze inquinanti, tra cui particolato e monossido di carbonio, seguendo i dettami della direttiva europea Eco-design.

L’etichettatura è fondamentale per favorire il turnover tecnologico verso caldaie e stufe di ultima generazione, anche se certo non può essere l’unico intervento da mettere in campo. Alcune misure proposte dall’associazione sono simili a quelle utilizzate per le auto: ad esempio, quando nelle città si raggiunge un determinato livello di PM10, si potrebbe vietare il funzionamento degli apparecchi con prestazioni peggiori. Inoltre, bisognerebbe promuovere in sede europea una revisione delle norme di prodotto, soprattutto per rendere più precisi e attendibili i test di omologazione. Tra dati dichiarati e condizioni reali di esercizio, come ben sappiamo in campo automobilistico - il dieselgate insegna - le differenze possono essere notevoli.

Un punto molto critico è rappresentato dai controlli: come far rispettare eventuali divieti e verificare le prestazioni effettive degli impianti? Alcune proposte di AIEL toccano questi aspetti, quando si chiede, in particolare, di velocizzare la diffusione dei libretti d’impianto e relativi catasti informatici, senza dimenticare la necessità di uniformare i percorsi di qualificazione professionale per installatori-manutentori sul territorio nazionale, superando la frammentarietà regionale.

Altri due elementi discussi nell’incontro romano sulla filiera legno-energia sono, da una parte, l’abbassamento dell’Iva al 10% per il pellet certificato, dall’altra una più efficace comunicazione presso famiglie e imprese degli incentivi previsti dal conto termico.

La strada per ridurre le emissioni di PM10 derivanti dalla combustione residenziale del legno, quindi, deve passare attraverso un mix di soluzioni tra cui l’etichettatura energetica, il miglioramento delle prestazioni, più controlli e manutenzioni di personale qualificato, potenziamento degli incentivi per sostituire gli apparecchi più obsoleti.

Fonte: www.qualenergia.it

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